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Accordo COLDIRETTI-PRINCES per il pomodoro 100% Italiano
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Fonte Foto: www.siciliarurale.eu
Coldiretti, la principale associazione di rappresentanza degli imprenditori agricoli a livello nazionale ed europeo, e Princes Industrie Alimentari, società che gestisce a Foggia il più grande stabilimento in Europa per la trasformazione del pomodoro e parte di Princes, primario gruppo internazionale del food&beverage del Regno Unito, hanno stretto un nuovo Accordo Nazionale di Filiera per tutelare il pomodoro “100% Made in Italy” e sostenerne lo sviluppo mettendo al centro le persone, l’ambiente e la crescita economica.

Per la prima volta in Italia il nuovo Accordo di Filiera con Coldiretti, integrato dalla collaborazione di Princes con Oxfam Italia su attività di monitoraggio e supporto alla formazione dei lavoratori, delinea un quadro di riferimento per promuovere la sostenibilità sociale, economica e ambientale della filiera del pomodoro italiano. Un patto che rafforza la lotta contro il fenomeno dell’Italian Sounding: un mercato che ha superato i €100 miliardi, il doppio del valore dell’export di cibo italiano nel mondo.

“Con le importazioni di derivati di pomodoro dalla Cina che quest’anno sono praticamente raddoppiate (+93%) e raggiungeranno ben oltre i 100 milioni di chili nel 2021 è importante garantire la tracciabilità sugli scaffali e la qualità e sostenibilità del Made in Italy” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel precisare che “occorre combattere la concorrenza sleale di prodotti importati dall’estero facendo in modo che tutti gli alimenti in vendita in Italia ed in Europa rispettino le stesse regole su ambiente, salute e diritti dei lavoratori. Con questo accordo” – conclude Prandini – prosegue il nostro lavoro per filiere più giuste, moderne e sostenibili”.

“Nato da obiettivi condivisi con Coldiretti e i nostri partner, questo accordo è un ulteriore passo in avanti per dare concretezza al futuro della filiera del pomodoro e, di conseguenza, all’Italia. Come impresa ci impegniamo direttamente a favore dell’ambiente e applichiamo pratiche di lavoro etico e condizioni economiche eque. Con questo nuovo accordo proponiamo un modello di riferimento che possa ispirare e incentivare iniziative condivise fra imprese, associazioni e istituzioni – sottolinea Gianmarco Laviola, Amministratore Delegato di Princes Industrie Alimentari

“Congratulazioni a Princes per il rinnovo dell’accordo con Coldiretti. La continuità di quest’accordo è la testimonianza della stretta ed efficace collaborazione che esiste tra Italia e Regno Unito nell’ambito del settore agricolo e, più specificatamente, della filiera del pomodoro italiano. Tale accordo, che vuole non solo promuovere questo settore, ma anche garantire condizioni lavorative eque nel rispetto dei diritti umani dei lavoratori, è in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, che il Regno Unito sostiene fortemente, e rende onore a entrambe le parti coinvolte”, ha aggiunto Jill Morris, Ambasciatore britannico presso la Repubblica Italiana.

La sostenibilità sociale è una priorità assoluta per il Gruppo Princes, che da sempre investe per il rispetto dei diritti umani non solo tra i propri fornitori ma in tutta la filiera pugliese. La collaborazione con Oxfam Italia è un segno importante della volontà di Princes di fare sistema lungo tutta la filiera in modo rafforzare l’impegno contro le pratiche di sfruttamento, fra cui il fenomeno del caporalato. Princes e Oxfam Italia lavoreranno per rendere più efficaci le iniziative che coinvolgono le cooperative agricole e lavoratori impiegati nella raccolta di pomodoro – attraverso procedure di monitoraggio – ed il supporto alla formazione in merito a pratiche agronomiche, aspetti normativi, buone pratiche dei rapporti di lavoro ma anche supporti tecnologici e di sicurezza.

Coldiretti e Princes vogliono innovare la filiera avviando un percorso di ammodernamento tecnologico riducendone al contempo l’impatto ambientale. Le principali direzioni di azione prevedono l’implementazione di tecnologie di agricoltura 4.0 che coinvolgono anche l’uso delle più sofisticate rilevazioni satellitari per monitorare lo sviluppo delle colture e intervenire in modo veloce ed efficace per contenere gli impatti negativi del climate change, il supporto per l’acquisto di attrezzature di precisione e di controllo, la riduzione dell’utilizzo di concimi chimici, erbicidi e plastiche non biodegradabili, implementazione di progetti di waste e water management ed economia circolare. In particolare, si punterà sui prodotti da bioeconomia circolare, a partire dalle pacciamature in bioplastica, sviluppate con MaterAgro e Novamont. Saranno inoltre organizzati training di formazione dedicati agli agricoltori e ai tecnici delle cooperative partner.

Princes conferma ai produttori associati a Coldiretti la possibilità di sottoscrivere contratti di fornitura della durata di tre anni riconoscendo anche un prezzo “equo” per il pomodoro, cioè basato sugli effettivi costi sostenuti. L’azienda definisce il prezzo equo di acquisto della materia prima sulla base del conto culturale elaborato dall’Università degli Studi di Foggia. Per i conferimenti di pomodoro 2021, Princes ha confermato alle aziende partner la remunerazione prevista nel 2020 che ha rappresentato un aumento storico per gli agricoltori della Capitanata. Inoltre, l’azienda riconosce un incentivo addizionale a quegli agricoltori che investono sul conferimento di pomodoro di qualità superiore.

Date le caratteristiche fortemente innovative, l’Accordo di Filiera sarà soggetto a una revisione annuale per cogliere le indicazioni provenienti dai partner di Princes e Coldiretti con l’obiettivo di un continuo e costante miglioramento dei contenuti dell’Accordo.

Coldiretti e Princes si impegnano a valorizzare l’elevata qualità e l’identità nazionale della filiera del pomodoro italiano per ridare competitività a un comparto strategico per la ripresa del Paese. L’Italia, infatti, rappresenta il 15% della produzione mondiale di pomodoro per un comparto che vale oltre €3,7 miliardi di fatturato. La Puglia da sola contribuisce per circa il 30% all’intero volume del pomodoro italiano da industria e per circa il 60% a quello coltivato nel Sud Italia.

Princes lavora nello stabilimento di Foggia – il più grande sito industriale d’Europa – unicamente pomodoro di origine pugliese e si rifornisce esclusivamente da produttori che rispettano i più alti standard in tema di lavoro etico, secondo le certificazioni “Global G.A.P. GRASP” o “SA8000”. Inoltre, Princes richiede l’iscrizione alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità a tutti i suoi fornitori agricoli.
Autore/Fonte: Roberta Mannino (www.siciliarurale.eu)

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arc 10Caro Bollette - Allarme dei grossisti di ortofrutta
Bollette stratosferiche: interviene Salvatore Musso del consiglio direttivo dell'Associazione Grossisti Ortomercato Milano. "All'Ortomercato di Milano, così come in tutti i centri all'ingrosso agroalimentari in Italia, passare da 20mila euro al mese a 100 mila vuol dire costringere alla chiusura. È impensabile che un'azienda, per quanto solida e ben strutturata, possa continuare la sua attività con costi di energia di oltre 1 milione di euro all'anno. Ma è proprio quanto sta avvenendo, senza che i nostri governanti facciano qualcosa". E continua: "Solo una gestione scellerata dei nostri politici poteva portare a tanto, e la cosa più grave è che i nostri politici ne parlano continuamente tutti i giorni e intanto continuano ad arrivarci ogni mese bollette allucinanti, quintuplicate. Per ogni azienda che chiude sono decine, se non centinaia, di famiglie senza reddito".La cosa più assurda è che le aziende del settore, che necessitano costantemente di energia per alimentare i magazzini frigoriferi, sia per la conservazione sia per garantire la continuità della catena del freddo alla frutta e verdura, prodotti altamente deperibili, non sono riconosciute tra le aziende energivore, venendo di conseguenza escluse da eventuali aiutistatali.Conclude Musso: "Lanciamo un appello a tutti i politici di qualunque schieramento che in qualche modo possano sollevare la questione nelle sedi preposte, affinché si eviti che centinaia di aziende in tutta Italia che operano nel settore ortofrutticolo siano costrette a chiudere, con migliaia di famiglie lasciate senza lavoro".
arc 9Come affrontiamo la crisi ?
E’ un momentaccio. Sono aumentati i costi di petrolio, gas, benzina e trasporti. Sono aumentati i prezzi dell’asfalto di quasi il 600%, del cemento e del ferro di quasi il 300%. Sono lievitati,in alcuni casi non di poco, i costi di pane, pasta, latte, pesce, formaggi, salumi, frutta, verdura, caffè e mangimi. Le case automobilistiche hanno ridotto di molto il fatturato. In tale situazione, mentre aumentano i fallimenti, molte industrie sono state obbligate a sospendere la propria attività, altre a ridurre la produzione; il commercio è in calo; molti prodotti (ferro, materiale elettronico e alimenti) non si riescono a trovare; le scorte di frumento si stanno esaurendo. Stipendi e salari sono bloccati, con la conseguenza che le famiglie hanno visto ridotto il loro potere di acquisto e quindi sono obbligate a ridurre i consumi. Molti pensionati se pagano le bollette non riescono a mangiare. Le file presso gli istituti di beneficienza aumentano e molti possono permettersi un pasto caldo solo grazie alle iniziative caritatevoli. Qualcuno comincia a parlare di economia di guerra ed in effetti qualche giorno addietro è apparsa sui giornali la notizia che la Spagna ha iniziato a razionare luce e benzina imponendo significative restrizioni. A fronte di questo quadro allarmante si avverte un senso di smarrimento e si ha la netta sensazione che, a livello governativo, manca una strategia diretta a fronteggiare seriamente una situazione che è destinata a peggiorare e i cui sviluppi sono imprevedibili. E’ chiaro che sono necessari interventi forti e che non possono ridursi in aiuti una tantum o in sussidi. E’ invece il momento di attuare scelte dirette a rimettere in movimento una economia ferma e bloccare una inflazione che, in una situazione di stallo, è destinata ad aumentare sensibilmente nel momento in cui le imprese non potranno più assorbire, almeno in parte, gli aumenti che dovranno riversarsi per intero sul consumatore finale. Nella attuale situazione è necessario mettere le aziende nelle condizioni di riprendere a lavorare con serenità, (facilitando il credito e gli investimenti), favorire le imprese (aumentando crediti di imposta) creare le condizioni per facilitare le vendite (calmierare i costi di gas e benzina), ridurre le tasse sul lavoro, stringere accordi commerciali a livello istituzionale, ridurre la burocrazia per favorire la realizzazione di impianti come le energie rinnovabili. Personalmente ho la sensazione che politici e burocrati siamo distratti dalla guerra in Ucrania e siano impegnati solo ad esportare libertà e democrazia dimenticando che non è mai libera la persona che non si riesce a soddisfare le esigenze primarie della vita e non può condurre una vita dignitosa.
arc 8Sistema Italia vecchio e fragile
Per settanta anni abbiamo guardato i conflitti armati che si scatenavano nel mondo con distacco. Le guerre in Vietnam, Siria, Iraq, Somalia, Afganistan, Libia, Cecenia erano lontane e riguardavano altri mondi, altre culture. Persino la guerra tra i paesi dell’ex Iugoslavia (a due passi da noi) è stata considerata come qualcosa lontana dal nostro mondo e dal nostro modo di pensare. Durante queste guerre, ci siamo limitati, alcuni ad indignarsi, con moderazione, altri a prestare soccorso umanitario, giusto per mettere a posto la coscienza, altri ancora (la maggioranza) ad osservare e a criticare, per lo più senza conoscere fatti e situazioni. Oggi, improvvisamente, ci troviamo anche noi nel mezzo di una guerra armata ed economica, senza sapere le vere ragioni e tentiamo, sbagliando, di cercare un responsabile. Ci troviamo nel mezzo di una guerra e ce ne rendiamo conto perché è aumentato il costo della benzina (€ 2,50 al litro), della pasta e del pane (in alcune parti d’Italia un kg. di pane si vende a € 9,00) perché cominciano a mancare le derrate alimentari (pesce e carne) e cresce la protesta, perché si parla di emergenza energetica e molte industrie italiane pensano seriamente di chiudere. E’ bastato che la Russia invadesse l’Ucrania per capire, immediatamente, quanto fragile sia la nostra sicurezza. E’ bastato che si fermassero le importazioni di grano e mais dalla Ucraina e di gas ed energia dalla Russia per capire quanto fragile sia il sistema economico italiano. Sull’onda lunga della paura e delle difficoltà economiche stiamo facendo autocritica e, finalmente, forse, ci rendiamo conto che per decenni siamo rimasti immobili, siamo stati bravi ad indebitarci e non siamo riusciti a darci una seria programmazione di sviluppo economico, sociale e culturale. Oggi che il mondo ci appare diverso, oggi che è evidente la nostra debolezza dobbiamo avere la forza ed il coraggio di affrontare seriamente i cinque problemi che affliggono l’Italia. Lavoro, energia, fisco, burocrazia e giustizia, queste le principali questioni che affliggono il paese Italia. Tutti gli altri mille problemi (tra questi: criminalità organizzata, corruzione, sanità, scuola, trasporti ecc.) sono strettamente collegati a lavoro, energia, fisco, burocrazia e giustizia.
arc 7La guerra ucraina incide sulla nostra economia
Si è verificato quello temevamo e che la diplomazia non è stata capace ad impedire. La guerra è scoppiata, sono scattate anche le sanzioni contro la Russia ed inevitabilmente si comincia a considerare i danni che questa guerra può portare alla economia italiana. Guai immediati si profilano per il turismo, con l'associazione di categoria preoccupata dalla mancata presenza dei turisti russi che solitamente genera in Italia, solo per la Pasqua ortodossa, 175 mila pernottamenti. A tremare sono anche i produttori di macchinari, assieme a comparti come la moda, i mobili, le calzature e l'abbigliamento, grandi esportatori in Russia. Da Artemide a Zuegg, sono circa 200 le imprese italiane in affari con la Russia. Preoccupato e non poco è anche il settore alimentare non solo perché le nostre imprese non potranno esportare prodotti come vino, formaggi, salumi, agrumi molto apprezzati in Russia ma anche perché si prevedono forti aumenti di grano, mais, soia che importiamo da Ucraina e Russia. Infine se consideriamo che la nostra economia dipende dal petrolio e dal gas russo si prospettano momenti difficili dovuti all’aumento dei prodotti energetici che metterà a dura prova le tasche delle famiglie, la tenuta dei bilanci delle imprese e la quadratura dei conti pubblici. La cessazione delle esportazioni e l’aumento dei prezzi di grano, gas e petrolio non fanno ben sperare per l’economia Italiana che da questa guerra pagherà un duro prezzo.
arc 6Sciopero Autotrasportatori Siciliani
Era stato annunciato ed era previsto. Il rincaro del costo del gasolio ha provocato la legittima protesta degli autotrasportatori che dalla mezzanotte di domenica 20 febbraio 2022 bloccano o rallentano le consegne dei prodotti agroalimentari. L'incertezza sui tempi di consegna inizia a causare nervosismi e disdette tra produttori e commercianti che ben comprendono le ragioni degli autotrasportatori ma che rischiano di subire, per tale protesta, ulteriori e seri danni. Il pericolo è quello di trasformare una protesta legittima in una guerra tra i componenti del comprato agroalimentare che stanno già subendo, tutti, il rincaro imprevedibile ed esagerato di energia, plastica, ferro, legno, concimi, fitofarmaci ecc.. Rincari che hanno già fatto lievitare i prezzi al di là di ogni immaginazione e sopportazione, che impoveriscono le famiglie e riducono i consumi. La protesta degli autotrasportatori si è fatta sentire soprattutto in Sicilia dove si paga un prezzo ancora più pesante per l'infelice scelta di aver lasciato il trasferimento delle merci al solo trasporto su gomma, escludendo quello su rotaie. Del resto in alcune parti della Sicilia, regione che paga il prezzo più alto per la sua marginalità territoriale, le tratte ferroviarie sono le stesse dai tempi dei Borboni. Una vergogna che allontana l’Europa dalla Sicilia che, oggi, non è in condizione di fronteggiare la concorrenza Spagnola e degli altri paesi del mediterraneo. Il peggio è che non si riesce a intravedere una iniziativa politica o governativa a favore di un comparto agroalimentare siciliano che versa in una profonda crisi esistenziale ed economica.
arc 5Caro prezzi, è sbagliato parlare di speculazione
Da qualche tempo assistiamo all’aumento continuo dei costi per energia, gas e carburanti. Costi energetici di cui si parla poco, che sono quasi triplicati rispetto al 2021 e che sono al limite della sostenibilità per molte aziende. Tale aumento inevitabilmente si ripercuote sui costi della produzione, dei trasporti, degli imballaggi e della conservazione dei prodotti agroalimentari che sono destinati ad aumentare sensibilmente. Inoltre, ad incidere sui costi dei prodotti agroalimentari vi sono anche le condizioni climatiche avverse che mai, come in quest’ultimo periodo, hanno determinato un calo della produzione di alcuni prodotti con il conseguente aumento del costo. E così mentre i costi aumentano, e di conseguenza anche i prezzi, il settore agroalimentare viene ingiustamente accusato di speculazione nel momento in cui aumentano i prezzi al consumo di frutta e verdura. In realtà, si parla di caro ortofrutta senza considerare che il prezzo che paga il consumatore risente dell’aumento di tutti i costi della filiera (produzione, lavorazione, trasporto, confezionamento e conservazione). I grossisti hanno tentato in tutti i modi di contenere l’aumento del prezzo riducendo la loro percentuale di utile e conseguentemente i loro già scarsi guadagni. Senza considerare che i rincari hanno determinato minori acquisti. Una cosa è certa se tante famiglie faticano ad arrivare a fine mese non è di certo per il costo di frutta e verdura ma per un caro bollette insostenibile e che tanti problemi sta procurando alle famiglie ma anche alle aziende. Sul caro energia, recentemente, è intervenuto il presidente di Fedagromercati Alessandro Marchese affermando: “I rincari di energia elettrica incidono pesantemente sul settore ortofrutticolo. Da un’analisi condotta da Fedagromercati, emerge la preoccupazione di tutti gli operatori, anche perché i provvedimenti contenuti nel Decreto Sostegni, varato dal Governo e diretti a calmierare il caro bollette, non sono sufficienti e risolutivi e non tutti saranno in grado di sopportare questi aggravi che attengono a tutta la filiera”.